Nacque ad Ascoli il 16 agosto 1736 da Giuseppe e Maria Giovanna. Giovanissimo, apprese i primi rudimenti dell’arte pittorica presso la bottega di Biagio Miniera, il pittore più affermato della città.
Dopo la morte improvvisa del maestro, nel 1755, Monti si trasferì a Roma dove studiò le opere di Raffaello e dei pittori emiliani del Seicento, e la tecnica del disegno. Nel 1759 inviò alla propria parrocchia di S. Vittore di Ascoli la tela raffigurante La Pietà (Ascoli Piceno, palazzo vescovile). L’abilità mostrata nell’assimilare gli stilemi raffaelleschi, ne fece uno dei migliori copisti di Raffaello: una pala per la chiesa romana di S. Maria in Monterone e la copia della Pala Ansidei di Raffaello, commissionata da Gavin Hamilton nel 1764, anno in cui quest’ultimo vendette l’originale in Inghilterra.
Verso il 1762-64 Monti rientrò ad Ascoli, definitivamente. La prima testimonianza della carriera pittorica è la commissione, nel 1769, del quadro con l’Educazione della Vergine per la chiesa ascolana di S. Domenico (Ascoli Piceno, Pinacoteca civica). Lo stesso anno segnò l’inizio del rapporto con mons. Francesco Antonio Marcucci, fondatore della Congregazione delle pie operaie concezioniste, per il quale realizzò, nel corso degli anni, numerose opere, tra le quali il ritratto dello stesso religioso (Ascoli Piceno, Museo-Biblioteca Francesco Antonio Marcucci) realizzato in occasione della sua nomina a vescovo di Montalto nel 1770. Nel 1772 Monti sposò l’ascolana Porzia Roccatani, di 17 anni più giovane, che gli diede 13 figli, di cui quattro morirono in giovanissima età.
La fine degli anni Settanta sancì la consacrazione artistica del pittore, che ricevette importanti commissioni ad Ascoli e in numerose città delle odierne Marche e dell’Abruzzo, raggiungendo la piena maturità artistica e confermandosi come il miglior pittore locale. Fondamentale per la sua carriera fu l’appoggio delle famiglie patrizie, come gli ascolani Odoardi che gli commissionarono la Moltiplicazione dei pani e dei pesci (Ascoli Piceno, Museo diocesano), e degli Ordini religiosi per i quali eseguì diverse tele come la Gloria di s. Pacifico da San Severino (San Severino Marche, santuario di S. Pacifico), considerata punto di riferimento fondamentale per l’iconografia ufficiale del santo.
Monti sviluppò uno stile personale, contraddistinto da un’impostazione spaziale chiara ed essenziale, rispettosa delle regole della prospettiva, entro cui si muovono personaggi costruiti attraverso l’impiego preciso delle proporzioni. Non è inusuale notare nei suoi dipinti il ricorrere di alcune fisionomie costanti rintracciabili, probabilmente, nei volti della moglie e dei figli che egli era solito impiegare come modelli per le effigi della Madonna e del Bambino. Tra queste opere si ricorda, per esempio, la Madonna del Buon Amore (Ascoli Piceno, Pinacoteca civica).
Nonostante il gran numero di commissioni, l’ampliarsi del nucleo familiare ridusse l’artista in stato di grave disagio economico costringendolo a eseguire un numero sempre maggiore di lavori, talvolta a scapito della qualità. I materiali utilizzati, spesso scadenti, quali gli oli magri, e l’impiego di tele e telai inadeguati, furono, in alcuni casi, causa di un precoce deterioramento dei suoi dipinti. Le ultime opere denotano modi artistici stanchi e convenzionali causati dalla mancanza di stimoli e di contatti culturali adeguati. Ciò viene notato, per esempio, nell’Immacolata Concezione, realizzata per le chiesa delle suore concezioniste di Ascoli Piceno (ancora in loco), o nella Madonna del Rosario per la chiesa di S. Maria della Misericordia di Bellante. Tuttavia, proprio a questi ultimi anni risalgono dipinti considerevoli come la Crocifissione per la chiesa di S. Filippo Neri di Sant’Elpidio a Mare e l’Assunzione della Vergine per la chiesa di S. Maria Assunta a Cossignano. Morì ad Ascoli il 19 dicembre 1795.