Top

Luigi Bartolini

Cupramontana (An), 1892 – Roma, 1963

Volo di gabbiani
Volo di gabbiani

Luigi Bartolini, dopo gli studi tecnici compiuti a Jesi, si trasferì nel 1907 a Siena per frequentare l’Istituto di Belle Arti. Nel 1909, data cui risale la prima incisione nota, passa a Roma all’Accademia di Belle Arti e segue lezioni di anatomia, storia dell’arte e letteratura all’Università; all’Accademia di Spagna, a San Pietro in Montorio, segue i corsi di disegno e studia le incisioni di Goya. Fra il 1913 e il 1914 è a Firenze, dove segue lezioni di architettura e anatomia e la scuola di nudo dell’Accademia. Ammira le incisioni di Fattori e studia le collezioni di disegni antichi e le acqueforti di Rembrandt e Callot. Agli anni fiorentini risalgono anche la sua amicizia con Dino Campana e i suoi contatti con Ardengo Soffici e le prime esperienze di pittura ad olio. 

Combatte, tra il 1915 e il 1918, sul Carso e sul Piave, come ufficiale di artiglieria, meritando la medaglia di bronzo al valor militare. È di questo periodo la raccolta di versi I parenti, che si considera il primo libro di Bartolini. Nel 1919 è a Macerata, dove riprende a scrivere, incidere e dipingere, e inizia l’attività di insegnante di disegno nella scuola superiore, che continua a Sassari, poi ad Avezzano, dove si trasferisce nel 1921, anno in cui comincia anche la collaborazione a Il Giornale d’Italia. Nel 1924 espone alla Casa d’Arte Bragaglia di Roma le sue acqueforti, ottenendo un grande apprezzamento da parte della critica. Fra il 1924 e il 1926 insegna disegno a Camerino. La sua attività di scrittore (collabora a giornali e riviste, come Il Selvaggio, Pan, Il Bargello, Circoli, Il Frontespizio, La Nazione, Italia Letteraria, La Tribuna, Quadrivio, Emporium) gli causa il trasferimento, per motivi politici, a Pola (1926/28), a Porto San Giorgio, a Caltagirone (1928/29), a Osimo. A Brioni (Pola) incontra Kokoschka. Nel 1928 arriva il primo riconoscimento letterario, con il premio indetto da La Tribuna. L’artista partecipa inoltre alla XVI Esposizione Biennale Internazionale d’Arte di Venezia: la presenza alla manifestazione sarà pressoché costante, ma le posizioni assunte dal Bartolini critico, spesso polemiche, saranno raccolte più tardi nel volume Il fallimento della pittura (Lettere dalla Biennale), pubblicato ad Ascoli nel 1948.

Fu presente a tutte le più importanti manifestazioni artistiche del suo tempo, sviluppando diverse maniere: “maniera bionda”, “nera” e “lineare”, per realizzare acqueforti con paesaggi delle Marche e della Sicilia e le serie Gli insetti, Le farfalle, Gli uccelli, e Scene di caccia.

E’ considerato, insieme a Morandi, come il maggiore incisore italiano. E premiato con Morandi e Boccioni (alla memoria) alla Mostra dell’incisione italiana agli Uffizi (1932), alla II Quadriennale (1935), dove ha una sala personale con 50 acqueforti, poi alla III Quadriennale (1939), alla Biennale di Venezia del ’42 e alla Rassegna internazionale di Lugano del ’52 (ancora con Morandi). Durante gli anni Trenta soggiorna frequentemente all’estero (Tripoli, Bengasi, Klagenfurt), e risiede a lungo in campagna, nelle Marche. 

Del 1930 è la sua affermazione come scrittore, con Passeggiata con la ragazza, pubblicato da Vallecchi, Firenze e con Il ritorno sul Carso, uscito presso Mondadori a Milano. In settembre si stabilisce a Osimo, dove continua l’attività di insegnante e dove rimarrà fino al 1933. Del 1931 è la pubblicazione de La vita dei morti (Campitelli, Foligno) e de Il molino della carne (Bompiani, Milano). Intanto cresce il numero delle collaborazioni: La Nazione, L’Indice, L’Ambrosiano, Il Selvaggio, Emporium, Il Bargello, La Tribuna, L’Italia Letteraria. Nel 1932, all’Esposizione del Bianco e Nero tenutasi alla Galleria degli Uffizi di Firenze, ottiene, per Fonte San Gennaro, il primo premio ex-aequo con Morandi e con Boccioni (alla memoria). Nello stesso anno inizia la collaborazione a Il Frontespizio, che durerà fino al 1938. 

Nel gennaio del 1933 viene trasferito a Bari. L’editore Vallecchi di Firenze pubblica il libro di racconti L’Orso e altri amorosi capitoli. In seguito a dissensi con il regime fascista viene arrestato, rinchiuso nelle carceri di Ancona, quindi confinato a Montefusco (Avellino) e inviato qualche mese dopo come sorvegliato politico a Merano, dove rimarrà fino al 1938: questo periodo sarà tra i più fertili della sua attività artistica. Nel 1936 ha inizio l’amicizia con Eugenio Montale. Si trattò, secondo Luciano Troisio, uno dei suoi biografi, di un “processo e di un confino farsa” perché “Francamente il fascismo trattò Bartolini con tanto di guanti”. In realtà l’artista si è sempre definito anarchico: non sottoscrisse, nel 1925, il Manifesto degli intellettuali fascisti, promosso dal filosofo Giovanni Gentile, con cui i numerosi firmatari garantivano l’appoggio e l’approvazione al regime. Il seguito fu una catena di azioni e reazioni: proibizioni ai giornali di pubblicare i suoi scritti, sequestri di libri (e distruzione), chiusure di mostre e quant’altro. 

Una breve testimonianza sulla statura morale di Luigi Bartolini l’ha resa anche l’Unità il 28 gennaio 2002 con un intervento firmato Raul Wittenberg: “Caro Direttore, vorrei anch’io ricordare, nel Giorno della Memoria, una persona grazie alla quale la mia famiglia, ebrea di Königsberg, ha potuto evitare il martirio nei campi nazisti dopo la fuga dalla Germania di Hitler. Si tratta di Luigi Bartolini, scomparso quarant’anni or sono (…). In quel terribile inverno del 1944, un pomeriggio mio padre fu avvisato che il giorno dopo sarebbe stato prelevato con la sua compagna dalla Gestapo. Non abbiamo mai saputo chi abbia voluto avvisarci. Fatto sta che i miei raccolsero poche cose e fuggirono verso la vicina casa di un conoscente antifascista che aveva promesso ospitalità qualora fossero stati scoperti. Ma nessuno rispose al disperato insistere sul campanello. Si faceva sera, si avvicinava il coprifuoco, i miei decisero di tentare con il Maestro. Bartolini non solo aprì subito la porta, ma insieme alla signora Anita accolse i miei e li tenne nascosti in casa per oltre una settimana , giusto il tempo di organizzare la fuga da Roma. E Bartolini lo fece a suo rischio (…)”. 

Alla Biennale del 1942 ottiene il Gran Premio per l’incisione. Con l’editore Tumminelli di Roma pubblica Il cane scontento e altri racconti. Per le edizioni del Campano di Pisa pubblica Scritti d’eccezione, la cui tiratura appena posta in vendita verrà sequestrata e distrutta per motivi politici. 

Nel 1945 per l’editore De Luigi di Roma illustra Une saison en Enfer di Rimbaud con un’acquaforte originale (La cetonia) e 10 eliotipie da acqueforti. Nel 1946 esce, presso Polin di Roma, Ladri di biciclette, che verrà tradotto in venti lingue e sarà il soggetto ispiratore dell’omonimo, famosissimo film di De Sica. 

Nel 1948 Bartolini vince il Premio Suzzara per il disegno. Nel 1949 il Gabinetto delle Stampe di Parigi acquista una sua acquaforte: Le piante grasse per 20.000 franchi. 

Nel 1954 il libro Ombre fra le metope vince l’anno seguente il Premio Marzotto per la letteratura, ex-aequo con Dino Buzzati. Nel 1954 Bartolini pubblica con Vallecchi La caccia al fagiano, che pure vincerà il Premio Marzotto.

Nel 1960 viene nominato Accademico di San Luca, il riconoscimento più prestigioso per un artista in Italia.  L’artista si spegne il 16 maggio 1963 a Roma; alcuni giorni prima aveva fatto biffare più di 1200 lastre.

Altro su Luigi Bartolini

Ancona – Pinacoteca
Cupramontana – Biblioteca comunale, pinacoteca Luigi Bartolini
Macerata – Musei civici di Palazzo Buonaccorsi
Macerata – Museo Palazzo Ricci
Recanati – Museo d’arte contemporanea
Osimo – Museo civico sez. arte moderna e contemporanea
Jesi – Pinacoteca civica e galleria d’arte contemporanea
0