Nacque a Jesi il 12 gennaio 1865; studiò a Firenze con Coppedè e a Roma con il Maccari. A ventidue anni vinse un concorso internazionale e fu nominato professore di disegno e di pittura presso la scuola industriale Brotero di Coimbra, dove restò per quattordici anni. Poi per volere del re Carlo I, che pare volesse seguire i suoi corsi sull’arte del pastello, fu chiamato nel 1903 ad insegnare nella scuola industriale marchese di Pombal in Lisbona (più precisamente nel quartiere borghese di Restelo), dove insegnò per ventisette anni. É di questo periodo l’impegnativo intervento sul patrimonio figurativo della chiesa italiana della Madonna di Loreto nel centro storico di Lisbona, nonché le numerose commissioni ricevute dal marchese Raniero Paulucci di Calboli (1861-1931), per il recupero delle pregevoli opere custodite nella sua collezione romana.
Pastellista e ritrattista famoso, lo stesso Carlo I si fece da lui ritrarre (Aula magna dell’univ. di Coimbra). Ma la fama è soprattutto legata all’intensa attività di ceramista, per la quale egli passa come il rinnovatore dell’industria artistica della ceramica in Portogallo. A Lisbona, infatti, diresse la fabbrica di ceramica “Constância”, dalla quale uscirono i suoi lavori migliori. Attraverso il restauro delle decorazioni ad azulejos, egli si perfezionò in questa tecnica da riuscire a riportarla in auge con la collaborazione della sua allieva Maria de Portugal. Tra le numerose opere, non mancano richiami a Luca della Robbia, vanno ricordate il S. Giovanni Battista del Giardino José Bento, a Castelo Branco, il S. Bernardo del Museo-Biblioteca Almeida Moreira a Viseu; inoltre una brutta opera, in cui si mescolano iconografia quattrocentesca e retorica fascista: la Madonna del Fascio. Il pannello di Predappio fu celebrato dalla stampa fascista e apprezzato dal Presidente del Consiglio, Benito Mussolini. L’opera fu donata al duce ed esposta, per lungo tempo, nelle sale del palazzo Braschi a Roma e, dopo averla destinata alla rocca delle Caminate, la fece infine collocare nell’asilo S. Rosa.
Dopo la caduta del regime, Battistini rimase definitivamente in Portogallo, paese all’epoca amico delle stesse idee, dedicandosi totalmente e con passione allo studio della ceramica. Una delle ultime opere pittoriche legate ad una committenza pubblica si trova proprio nella già ricordata chiesa della Madonna del Loreto a Lisbona progettata dall’architetto bolognese Filippo Terzi: si tratta di una vasta pala, firmata e datata, raffigurante “Santo António de Lisboa”, posta sul terzo altare a destra.
Quindi Leopoldo Battistini, artista marchigiano originario di Jesi, in terre lusitane, viene illuminato dalla produzione di una vastissima quantità di manufatti prodotti in Portogallo, dove visse quarantasette anni, dal giugno del 1889 al 4 gennaio 1936, quando si spense, a settantuno anni d’età. La serie più cospicua di sue opere è esposta nella sala-museo a lui dedicata nella scuola Marquês de Pombal di Lisbona, che conserva settantadue opere realizzate dal maestro italiano. É grazie a Battistini che i rivestimenti parietali a piastrelle ricevettero nuovo impulso e molte opere sue si possono ancora essere ammirate appese alle pareti esterne di chiese, stazioni ferroviarie e mercati, come il bellissimo pannello che si trova nel mercato rionale del capoluogo Funchal, nell’isola di Madeira.
Nonostante la produzione di Leopoldo Battistini in Portogallo sia veramente vasta, la composizione custodita a Predappio viene spesso ricordata nella letteratura coeva come una delle sue migliori prove. La composizione si presenta racchiusa da una bella cornice di ceramica dipinta, con al centro il trono sul quale siede la Madonna col Bambino, e ai lati due gruppi costituiti ciascuno da quattro angeli musicanti che suonano flauti e violini; alle loro spalle è presente tutto un repertorio di simboli, stendardi, bandiere e insegne, sorrette da aste, dove compaiono i fasci, le aquile e le corone. I due angeli al centro, sono vestiti con leggere vesti bianche, verdi e rosse, in evocazione dei colori di casa Savoia, e portano fra le braccia il fascio littorio, che Gesù benedice. La Madonna del fascio di Predappio va inquadrata anzitutto nell’ambito della produzione dell’azulejo portoghese, del quale bisogna sottolineare la specificità, infatti, che in nessun altro paese d’Europa si può identificare, con finalità che superano il ruolo puramente decorativo per un periodo di cinque secoli circa.
Altri suoi lavori (L’antica cattedrale di Coimbra, 1895; il pastello Testa di donna, 1904) sono conservati in varie collezioni private. Lasciò numerose opere sia nel campo della pittura a maiolica che in quella della pittura su tela e del pastello; se ne conservano alcune nella Pinacoteca jesina.