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Giuseppe Sacconi

Montalto delle Marche, 1854 – Pistoia, 1905

Santuario San Marone Sacconi
Santuario di San Marone – Civitanova Marche (MC)

Nacque a Montalto delle Marche il 5 luglio 1854 da Luigi, conte e patriota risorgimentale, e Teresa Massi, figlia di un artigiano di origini pugliesi.

Primo di otto figli, fu educato in casa a Montalto e in seguito nel convitto nazionale di Fermo (1864-70). Si iscrisse all’Istituto di arti e mestieri di Fermo, diretto dall’ingegnere francese Hippolyte Langlois e basato sull’insegnamento del disegno e delle discipline tecniche (incisione, plastica, costruzioni meccaniche). In questo periodo frequentò lo studio di Giovan Battista Carducci, architetto-archeologo e compagno d’armi del padre, che consigliò la famiglia, una volta terminati gli studi, di inviare il giovane a Roma per completare la sua formazione all’Accademia di belle arti. Nel 1874 si trasferì a Roma, ospite del Pio sodalizio dei Piceni nel convento di S. Salvatore in Lauro, e frequentò l’Istituto di belle arti di via Ripetta, seguendo prima i corsi comuni ai tre indirizzi di pittura, scultura e architettura, e poi il corso speciale di architettura (tra i suoi maestri Luigi Rosso). In questo periodo ebbe modo di frequentare anche i corsi di architettura teorica (Virginio Vespignani) e di architettura pratica (Andrea Busiri Vici) presso l’Accademia di S. Luca.

Ottenuto il diploma entrò a far parte dello studio professionale di Luca Carimini, dove collaborò al restauro della chiesa di S. Maria di Loreto in Roma e – con Manfredo Manfredi – alla stesura dei disegni per il concorso del nuovo palazzo di Giustizia di Roma. Appassionato di arte antica, frequentò i laboratori dei marmorari romani «a conoscer le pietre colorate, a ravvisare marmi rari»; frequentazione che gli fornì gli strumenti per applicare i materiali e le tecniche costruttive, come emerse fin dai suoi primi lavori. Al principio degli anni ottanta, Sacconi venne incaricato della chiesa della collegiata di San Francesco, a Force, un comune a pochi chilometri da Montalto, nelle Marche: il progetto di Sacconi sembra richiamarsi a Bramante, in particolare alla chiesa di Santa Maria Annunziata a Roccaverano.

Partecipò al concorso per il monumento a Vittorio Emanuele, bandito nel 1880. La commissione scelse il suo progetto e il 22 marzo 1885 iniziarono i lavori di costruzione. L’opera terminò soltanto molti anni dopo e venne inaugurata il 4 giugno 1911, in occasione delle celebrazioni commemorative del cinquantenario del Regno. I lavori lo impegnarono per tutta la vita e furono ultimati diversi anni dopo la sua morte. Il suo studio si trovava all’interno del monumento, nei locali attualmente ospitanti il Sacrario delle Bandiere. In seguito venne affidato al Sacconi il compito di ridisegnare Piazza Venezia con l’idea iniziale per il Palazzo delle Assicurazioni Generali, in simmetria con il Palazzo Venezia.

Grazie alla notorietà internazionale, dal 1885 al 1900 Sacconi fu impegnato in una serie di lavori commissionati dalla Casa reale, quali gli addobbi del 1896 per la facciata di S. Maria degli Angeli a Roma (per celebrare il matrimonio tra il principe ereditario Vittorio Emanuele e la principessa Elena del Montenegro). Altra importante opera, di rilievo nazionale, fu la Cappella Espiatoria di Monza, per commemorare l’assassinio del re Umberto I, che sorge nel punto esatto in cui l’anarchico Gaetano Bresci sparò al Re, uccidendolo, al termine di una manifestazione sportiva.

Nel 1885, Giuseppe Sacconi venne incaricato come delegato regionale per la tutela dei monumenti dell’Umbria e delle Marche. Nel 1891, in seguito ad una riforma riguardante la tutela dei beni architettonici, vennero istituite le soprintendenze ai monumenti; Sacconi ebbe la direzione dell’Ufficio Regionale per l’Umbria e le Marche. Nei circa undici anni in cui fu direttore della soprintendenza ai monumenti di Marche ed Umbria, Sacconi pose mano a 111 interventi di restauro.

Notevole è l’opera di Sacconi nel restauro della basilica della Santa Casa, a Loreto secondo il concetto di riedizione stilistica gotica dell’apparato decorativo. Grazie a consistenti offerte provenienti da ogni parte del mondo, nel VI Centenario della Traslazione della Santa Casa, la congregazione promosse la decorazione di sette cappelle absidali, ciascuna con le offerte dei fedeli di una lingua o di una nazione. Sacconi scelse invece di lasciare due cappelle con le decorazioni originali, per il loro valore storico ed artistico. Inoltre, anche la cupola fu restaurata staticamente e nuovamente affrescata, con le offerte dei fedeli italiani. Per quanto riguarda l’aspetto esterno della basilica, Sacconi ripristinò i finestroni gotici in pietra bianca del Conero.

All’alba del nuovo secolo, per motivi di salute fu costretto progressivamente a ritirarsi dalla politica e dalle sue attività professionali. Il cantiere del Vittoriano fu così affidato ai colleghi Gaetano Koch, Pio Piacentini e Manfredi.

Altre opere: progetto della base del monumento a Giuseppe Garibaldi sul Gianicolo, Roma 1883 (la scultura è di Emilio Gallori); tomba de Thomar al cimitero del Verano, Roma 1885; tomba per Augusto Riedel al cimitero acattolico di Testaccio, Roma 1885; progetto per il completamento della facciata di S. Petronio, Bologna 1887; progetto di museo per il ministero della Pubblica Istruzione presso piazza Barberini, Roma 1889; chiesa di S. Marone, Civitanova Marche 1890-98; tomba di Umberto I al Pantheon, Roma 1900 (completata da G. Cirilli).

I disegni di Sacconi sono conservati presso il Fondo Morosini della Biblioteca del Seminario vescovile di Ferentino. Fondamentale per comprendere gli interessi dell’architetto, la sua biblioteca privata, costituita da oltre 700 volumi, fu donata dalla vedova al ministero della Pubblica Istruzione (attualmente forma il Fondo Sacconi presso la Biblioteca nazionale centrale di Roma).

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