Pittore, architetto, trattatista e ceramologo è figura di primo piano della cultura pesarese del Settecento. Nel 1734 divenne presbitero della cattedrale di Pesaro. Nello stesso anno intraprese il suo primo viaggio a Roma dove, pur con frequenti ritorni a Pesaro, soggiornò fino al 1749.
L’Archivio diocesano di Pesaro conserva cinque taccuini disegnati a matita che documentano una selezione di immagini dall’antichità classica e dagli esponenti del classicismo seicentesco (Guido Reni e il Domenichino); vi trovano spazio anche architetture turche e decorazioni egiziane, derivati dalla conoscenza di disegni o di copie conservate in codici della Biblioteca Vaticana.
Primo risultato dell’esperienza romana furono le tre grandi pale d’altare eseguite tra il 1737 e il 1749 per la chiesa del convento di S. Maria Maddalena di Pesaro (oggi tutte nel Museo civico): La Maddalena e le Marie visitanti il S. Sepolcro per l’altare maggiore, 1744; S. Benedetto accoglie i ss. Placido e Mauro, 1746; Il riposo durante la fuga in Egitto, 1748. Le figure sono immerse in scenari paesistici archeologicamente studiati. Esemplare attenzione compositiva è la realizzazione di una ideale città di Ravenna quale sfondo ad un Angelo che indica la via della fuga a s. Illuminata (Massa Martana, Municipio), verosimilmente databile al 1746.
Nel 1749 tornò stabilmente a Pesaro. In quello stesso anno condusse i lavori architettonici e decorativi del palazzo Olivieri-Machirelli (oggi sede del conservatorio) da lui già progettato nel 1747 e per il quale nel 1752 avrebbe realizzato l’affresco del soffitto sopra lo scalone con Abramo che adora gli angeli. Tra il 1752 e il 1759, decorazioni a grottesche per il duomo e la pieve di San Leo oggi perdute. 1759, grande pala d’altare raffigurante la Ss. Trinità (Pesaro, Museo Civico) per l’omonima chiesa dell’ospedale, terminata nel 1758 su suo progetto e andata distrutta nel 1912-13 e le contemporanee due raffiguranti S. Vincenzo Ferreri e La Madonna in trono e santi eseguite per la chiesa di S. Domenico a Fano.
Del 1762 è la commissione del re di Prussia Federico II, procuratagli per il tramite di Francesco Algarotti, di due dipinti raffiguranti Cincinnato chiamato alla dittatura e Presa di Siracusa e morte di Archimede rimasti poi per ragioni non chiare ai conti Algarotti.
A capo di una fiorente bottega con sede a Pesaro, città che in quegli anni stava godendo di un momento di rilancio culturale ed economico, egli lavorò tra il 1763 e il 1776 in impegnativi cantieri architettonici e pittorici coadiuvato dall’intervento di allievi. Del 1763 è la decorazione, ancora in palazzo Olivieri-Machirelli, della Galleria degli uomini e donne illustri pesaresi. Dello stesso anno è il lavoro per la costruzione di palazzo Mazzolari, e a seguire, nel 1767, 1772 e 1776 la realizzazione, rispettivamente: della decorazione dell’abside del duomo di Osimo con il Martirio dei santi osimani, distrutta ma di cui esistono bozzetti nel Museo civico di Pesaro; del ciclo di affreschi di palazzo Olivieri-Machirelli sulla fondazione della città, secondo la Dissertazione sulla fondazione di Pesaro di Annibale Olivieri; e degli affreschi con le Fatiche di Ercole della Galleria di palazzo Bonaccorsi a Macerata con gli allievi Carlo Paolucci e Pietro Tedeschi.
Canonico della cattedrale di Pesaro dal 1777, vi dipinse una copia su tela dell’affresco rinvenuto nel 1752 nella cripta della chiesa di S. Decenzio (oggi al Museo civico), raffigurante I ss. Germano diacono, Decenzio vescovo, Terenzio in abiti vescovili e l’imperatore Costantino Pogonato. Tra il 1778 e il 1796 eseguì la figura giacente di S. Terenzio da scolpire a bassorilievo cesellato per coprire il cristallo dell’urna con le reliquie del santo (l’opera è attualmente nei depositi della cattedrale, in attesa di essere esposta nel Museo diocesano di prossima apertura), e diede corso ai lavori per il palazzo del seminario, per il quale realizzò pure le tele raffiguranti S. Luigi Gonzaga, i Ss. Nicola e Caterina d’Alessandria protettori delle scuole, la Ss. Trinità (Pesaro, Seminario nuovo presso Monte Ardizio, in attesa anch’esse di essere collocate nel Museo diocesano). Sempre su tela, dipinse nel 1794 una Trasfigurazione e una Madonna con santi e l’arcangelo Michele per la chiesa dell’Eremo di Monte Giove presso Fano. Nel 1796, a completamento della decorazione del palazzo Olivieri-Machirelli, realizzò per la sala dei marmi due figurazioni allegoriche, Pesaro pagana e Pesaro cristiana, eseguite a olio su tela. Morì a Pesaro il 7 sett. 1801.