Nato nel 1787 a Montefortino, Fortunato Duranti dimostrò sin da piccolo spiccate doti artistiche. Ancora fanciullo venne avviato ai rudimenti della pittura grazie all’interessamento di uno zio, maggiordomo della potente famiglia Onorati, che gli aprì le porte del Palazzo e della ricchissima Biblioteca di famiglia. Durante il soggiorno jesino, ebbe modo di ammirare gli affreschi di Felice Giani, presso il teatro cittadino, e la galleria di Palazzo Pianetti decorata dal Giaquinto e dalla sua bottega.
A Roma fin dai primi anni del XIX secolo, Fortunato Duranti conobbe personalmente il pittore piemontese, allora impegnato negli affreschi del Quirinale, ed instaurò con lui uno stretto rapporto. Nel soggiorno romano, presso la scuola dell’Abate Domenico Conti apprese l’arte della pittura, della plastica e la tecnica di incisione a bulino focalizzata sullo studio delle antichità classiche. Frequentò Tommaso Minardi; grazie a lui conobbe Felice Giani da cui si lasciò influenzare.
Molti stimoli ma non altrettante le opere scaturite dal soggiorno romano. Di questo periodo sono il famoso autoritratto e due copie della pala di Foligno di Raffaello e la produzione di disegni, lasciati allo stato di bozze. Il Duranti era collezionista e mercante di opere d’arte e a Roma prese ad acquistare e vendere opere, riunendo una pregevole collezione, che donò in parte a più riprese alla città natale. Al 1815 si data il viaggio in Germania nel tentativo di vendere dipinti e incisioni della sua raccolta. Ma l’impresa fallì e venne arrestato con l’accusa di spionaggio, mentre le opere furono poste sotto sequestro.
L’esperienza fu drammatica. Rientrato a Roma nel 1815 ma, dato che nessun disegno tra i circa duemila realizzati, è da ricondurre a questo periodo, si può giustamente ipotizzare una quasi totale dedizione all’attività di mercante d’arte. Vistosi fallito come artista e come mercante a partire dagli anni 40 del 1800 risulta documentato il suo rientro a Montefortino dove si stanziò nella modesta abitazione paterna ribattezzata la “Casa delle Colonne”. A questo periodo appartiene la produzione di disegni dal tratto assai irrequieto accompagnati da appunti confusi e spesso incomprensibili che lasciano trapelare una instabilità mentale sfociata poi in schizofrenia. Si spense il 2 febbraio del 1863 nel suo borgo natale.
Successivamente il D. alternò permanenze a Montefortino con altre a Roma, fino alla fine del quarto decennio. Dal 1840 circa il D. si trasferì definitivamente a Montefortino, dove il collezionista inglese Carlo Wigram lo aiutò acquistando opere della sua raccolta e il Comune lo sostenne con prestiti.
Il 2 febbraio 1863 morì a Montefortino e fu sepolto nella chiesa di S. Giovanni (ora distrutta).
Il corpus della sua produzione grafica è ancora da definire: a tutt’oggi, comunque, ingentissimo, assomma tra gli altri più di milleduecento disegni già nella collezione dell’architetto Giovan Battista Carducci e ora nella Biblioteca di Fermo; novantaquattro presso la Fondazione Longhi; cinquantacinque nella Pinacoteca comunale di Ascoli Piceno; novanta nella Pinacoteca comunale di Montefortino, donati dall’artista stesso; numerosi altri a New York, Cooper Hewitt Museum, provenienti dalla raccolta Piancastelli; a Providence, Rhode Island School of design, e a Roma, Gabinetto nazionale dei disegni e delle stampe.
Dopo la fase giovanile, di carattere prettamente accademico, intorno agli anni ‘20, lo stile grafico del pittore, alla ricerca di schemi espressivi nuovi, inediti e consoni ai nuovi tempi, se in primo tempo guarderà alla pittura visionaria-fantastica di Johann Heinrich Füssli e di Francisco Goya, intorno al 1830 elaborerà quello «stile quadrato», che caratterizzò gli anni centrali della sua produzione grafica. Recuperato un procedimento di bottega, Duranti propone immagini con personaggi geometricamente astratti e squadrati, come se fossero intagliati in blocchi di pietra, in un modo quasi stenografico, che consente di creare una sorta di immenso libro di appunti di cose viste e da ricordare, lo strumento di lavoro di un antiquario e collezionista, che seppur chiuso nella sua cittadina natale, riuscì a mettere insieme una raccolta di opere senza pari, con dipinti che spaziano dal Quattrocento fino ai contemporanei; oggi in maggior parte conservate nella Pinacoteca civica Fortunato Duranti di Montefortino.