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Edgardo Mannucci

Fabriano, 1904 – Arcevia, 1986

Ritratto in bronzo

Nacque a Fabriano il 10 giugno. Già negli anni della scuola elementare iniziò ad apprendere i rudimenti dell’arte scultorea nella bottega del padre Giuseppe, marmista. Proseguì gli studi frequentando la Scuola professionale per la lavorazione del cemento a Matelica. Nel 1927, si trasferì a Roma come apprendista dello scultore Raffaele Zaccagnini. Nel 1930 si diplomò in decorazione plastica al Museo artistico industriale e nello stesso anno si trasferì nello studio del conterraneo scultore Quirino Ruggeri che gli gli consigliò di intraprendere un alunnato presso Arturo Dazzi, che trascorse in un biennio privo di entusiasmo.

Agli inizi degli anni Trenta conobbe Balla, Marinetti e Prampolini al quale rimase molto legato per la collaborazione (1938) ai due mascheroni per il padiglione della ricreazione alla I Mostra nazionale del Dopolavoro di Roma. Nel 1931 esordì, presso il circolo Gentile da Fabriano in una prima personale di sculture. Le opere di quegli anni hanno al centro la figura umana e rispecchiano uno spiccato arcaismo. Nel 1932 conobbe Corrado Cagli di cui divenne amico e fondò il gruppo degli Orientalisti, che si riuniva al caffè Castellino di Roma. Nel 1932 espose le opere Mia madre (Fabriano, Fondazione Cassa di risparmio di Fabriano-Cupramontana) e Nipotino (ubicazione ignota) alla III Mostra del Sindacato fascista di belle arti del Lazio. Negli anni a seguire si affermò con presenze nelle mostre sindacali marchigiane (1936 e 1937) e del Lazio (1936) nonché alla II Quadriennale romana del 1935. Nel 1938 sposò Altea Minelli e nello stesso anno ottenne l’incarico di assistente alla cattedra di figura e ornato disegnato presso il liceo artistico di Roma annesso all’Accademia di belle arti, attività che svolse per il resto della sua vita professionale. Nel 1939 fu presente alla III Quadriennale romana con due ritratti. Richiamato sotto le armi nel 1940, fu inviato in Albania. Dal 1942 combatté sul fronte orientale, dove nel 1943 fu ferito e l’8 settembre fu fatto prigioniero a Creta. Nel 1944, tornò in Italia e a Roma riprese il lavoro: orientò la sua opera verso un profondo mutamento in senso informale percependo l’impossibilità che, dopo Hiroshima, la figura fosse ancora un mezzo adeguato per potersi esprimere e per rappresentare la realtà. Nel 1945, conobbe Alberto Burri e l’anno seguente partecipò alla collettiva romana “12 scultori d’oggi”. Vanno ricondotte al biennio 1946-47 le sue prove non figurative di piena maturità caratterizzate da una linea postcubista e un dinamismo sintetico commisti a riletture metafisiche. Tra i materiali utilizzati in questo periodo e negli anni seguenti, in sintonia con le ricerche polimateriche dell’ambiente artistico romano, figurano il ferro, l’ottone, il bronzo e il vetro.

Dal 1950 lavorò assiduamente alla realizzazione di opere scultoree per le scenografie di diversi film: I miserabili, Elena di Troia, Fabiola, Quo vadis?, Gli ultimi giorni di Pompei, Cristo proibito. Si avvicinò, pur non prendendovi parte, al gruppo “Origine” formato Burri e Capogrossi. La Quadriennale romana del 1951 rappresentò un importante traguardo per la sua scultura in cui si verificò un profondo rinnovamento in parziale sintonia con le ricerche materiche del gruppo “Origine”. Sono di questi anni i primi mobiles sospesi e imperniati nello spazio con grumi, scorie, detriti bruciati, elementi in cui la scultura esprime una forte energia allusiva agli effetti della bomba nucleare dopo Hiroshima.

Nel 1951 prese parte alla fondamentale mostra “Arte astratta e concreta in Italia” che ebbe luogo alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, in cui espose la prima delle piccole sculture intitolate Opera che aveva iniziato a realizzare attorno al 1949. Nel 1954 espose due medaglie alla Biennale di Venezia e prese parte a numerose altre collettive. Tra il 1955 e il 1956, con tre pezzi del ciclo Opera presentati alla Quadriennale romana si verificò la definitiva rivelazione della sua personalità. La Biennale veneziana del 1956 presentò ventuno medaglie del Mannucci. Nel 1957 espose a New York e Dallas nonché in una fortunata e ampia personale alla galleria Obelisco di Roma. L’anno seguente il Carnegie Institute di Pittsburgh lo insignì di un premio-acquisto della Albright-Knox Gallery di Buffalo. Lo stesso anno realizzò a Solferino il Monumento alla Croce rossa internazionale e nel 1960 espose alla galleria L’attico di Roma. Nel 1962 la XXXI Biennale di Venezia gli dedicò un’intera sala. Fra il 1964 e il 1965 realizzò una transenna in ottone e bronzo per il salone di prima classe della motonave “Raffaello”. Nel 1967 la Biennale del metallo di Gubbio gli dedicò un’antologica che raccolse anche parte della sua importante e complementare attività di orafo. Nel 1972 espose alla XXXVI Biennale di Venezia sei opere del ciclo Idea e l’anno seguente, alla X Quadriennale, altre opere del medesimo ciclo. Dalla metà degli anni Sessanta la materia della sua scultura divenne più esplicita e preziosa inglobando anche cosiddetti vetri-nuclei utilizzati come gemme colorate.

Nel corso degli anni Settanta il M. intensificò la sua partecipazione a mostre collettive in Italia e in Francia; nel 1976 collaborò all'”Operazione Arcevia. Comunità esistenziale”, un’esposizione itinerante (Biennale di Venezia, Milano, Roma). L’impegno per la valorizzazione e la crescita culturale di Arcevia, il centro delle Marche dove egli si era trasferito da alcuni anni, si concretizzò nella direzione artistica della Scuola professionale superiore di scultura siderurgica. Nel 1982 assunse l’incarico per la realizzazione di una serie di arredi per la chiesa della Sacra Famiglia di Nazareth di Fabriano. Negli ultimi anni della sua vita proseguì un’intensa attività artistica ed espositiva che terminò con la partecipazione alla XI Quadriennale romana con le ultime opere del ciclo Idea.

Il M. morì il 21 nov. 1986 nella sua abitazione di Arcevia. Le opere in esposizione permanente (Centro Culturale San Francesco, Arcevia) sono state collocate secondo un itinerario capace di rappresentare le varie tappe del suo iter espressivo.

Altro su Edgardo Mannucci

Mia madre (Fabriano, Fondazione Cassa di risparmio di Fabriano-Cupramontana)

Museo Civico di Fabriano

Museo Civico di Macerata

Museo Omero di Ancona

Palazzo della Provincia di Ancona

Pinacoteca Comunale “Francesco Podesti” di Ancona

Sede centrale della Cassa di Risparmio di Fabriano e di Cupramontana

Chiesa della Sacra Famiglia di Fabriano

Biblioteca Comunale di Fabriano

CART – Centro di documentazione ARTe contemporanea di Falconara Marittima (AN)

Centro Culturale San Francesco, Arcevia

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