Donato Bramante, nonostante le umili origini, divenne uno dei maggiori architetti del Rinascimento tanto da influenzare l’architettura cinquecentesca, anticipando il cosiddetto manierismo con l’uso delle forme classiche e rinascimentali. Fu il primo incaricato di progettare la nuova basilica di S. Pietro e le sue scelte furono determinanti anche per Raffaello e Michelangelo. Si formò artisticamente nella città dei Montefeltro, Urbino, dove Federico da Montefeltro aveva riunito importanti artisti e architetti per la costruzione del magnifico palazzo ducale. Ad Urbino divenne pittore “prospectivo”, cioè specializzato nella costruzione di uno spazio architettonico quale sfondo di una scena dipinta. Probabilmente fu allievo ed aiuto di Piero della Francesca e conobbe Melozzo da Forlì che ne influenzarono l’attività pittorica. Nell’ambiente urbinate conobbe Luca Signorelli, Perugino, Giovanni Santi, Pinturicchio e Francesco di Giorgio Martini, di cui divenne collaboratore nell’architettura.
Lavorò nel cantiere del Palazzo Ducale progettato da Luciano Laurana, e alla Chiesa di San Bernardino degli Zoccolanti destinata a diventare il mausoleo dei Montefeltro, attribuita a Francesco di Giorgio Martini. Federico da Montefeltro gli fece eseguire alcuni dipinti nel Palazzo Ducale, ma ormai aveva in mente di dedicarsi soltanto all’architettura
All’età di trentadue anni, Bramante lasciò Urbino per conoscere le opere dei maggiori innovatori dell’arte italiana. Prima tappa fu Mantova, per i dipinti del Mantegna; poi si recò a Firenze ad ammirare la cupola di Santa Maria del Fiore e le opere di Leon Battista Alberti.
A Bergamo ottenne l’incarico di affrescare il Palazzo della Ragione. Dal 1478 al 1499 visse a Milano, tappa fondamentale nella sua crescita artistica: la sua idea di razionalismo architettonico trovò efficacia nel finto coro della chiesa di Santa Maria presso San Satiro (1482 – 1486), trompe d’oeil dipinto per sopperire alla mancanza di spazio. Il Duca, entusiasta, gli affidò la ricostruzione della chiesa. Al servizio di Ludovico il Moro, fu impegnato in parecchie opere di architettura, la più famosa fu la chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Nel 1499, Bramante si stabilì a Roma e venne onorato dell’incarico di progettare la ricostruzione della Basilica di San Pietro dal nuovo papa Giulio II. I lavori condotti dal Bramante iniziarono con la demolizione dell’abside ed il transetto dell’antica basilica, suscitando polemiche permanenti fuori e dentro la Chiesa e il soprannome “maestro ruinante”. Poi l’incarico, in diverse successioni, arrivò a Michelangelo. Il Bramante si dedicò ad un imponente complesso di opere: il chiostro di Santa Maria della Pace, il Palazzo del Cardinale di Corneto (Palazzo Torlonia), la facciata e il cortile del Palazzo del Cardinale Riario (Palazzo della Cancelleria); il tempietto di San Pietro in Montorio le cui perfette di proporzioni lo assimilano a un capolavoro d’arte antica.
Negli anni della distruzione della Basilica antica (1505 – 1513) diresse le opere grandiose dei cortili del Belvedere in Vaticano e della casa che fu poi di Raffaello; la rocca del porto di Civitavecchia (completata da Michelangelo) e lo scalone nel Palazzo d’Accursio in Bologna. Sistemò il corso del Tevere entro le mura di Roma e tracciò Via Giulia, la strada più importante della Roma cinquecentesca. Dal 1507 al 1509 si occupò della Basilica della Santa Casa di Loreto, che Giulio II aveva portato sotto la diretta giurisdizione pontificia: si limitò al progetto della piazza antistante e del Palazzo Apostolico e al rivestimento marmoreo che racchiude la “Santa casa di Nazareth”.