Nel 1699 affrescò il Palazzo comunale di Civitavecchia: Papa Innocenzo III riceve i Magistrati della città assistito dalla Madonna e san Fermo, distrutto nel 1944. Nel 1702 dipinse la pala San Gregorio e le anime del Purgatorio, composizione debitrice dell’arte di Carlo Maratta; e Sant’Anna, san Domenico e san Giovanni Battista, nella chiesa di Santa Maria della Morte a Civitavecchia.
Alla metà del XVII secolo appaiono le prime bambocciate, rappresentazioni pittoriche di scene di vita popolare che traggono la loro radice nella cultura pittorica del nord Europa, che portano alla dissoluzione dell’ideale classico manieristico. Si dice che l’ambasciatore spagnolo a Roma, duca de Uceda, abbia stimolato nel pittore la composizione di scene di genere.
Le scene popolari rimasero fino alla morte una componente fondamentale della sua produzione, per la maggior parte destinata all’aristocrazia romana.
Oltre alle scene di genere, dipinse temi sacri, quali si possono trovare in pale d’altare a Roma: nella chiesa di San Biagio, il San Gregorio Nazianzeno; in quella di Sant’Andrea della Valle una Gloria di putti; per la chiesa di San Rocco, conservata a Palazzo Venezia, un San Francesco da Paola; in San Bernardino ai Monti La Gloria di san Bernardo, una delle ultime opere.
Dagli spagnoli e specialmente dal Murillo, imparò a considerare i bambini poveri e li dipinse con un interesse pieno di rispetto. Unico esponente, a Roma, di una poetica realista non si espresse in copie analitiche del vero, ma nella concretezza del discorso, nella fermezza della luce, nella densità degli impasti. L’Amorosi, insomma, arrivò alla nuova cultura dell’oggettività, per la via della morale.
I bambini, da lui spesso rappresentati, non sono putti vestiti modernamente ma veri bambini che guardano l’osservatore, che li ritrae senza pretendere di voler rappresentare altro da quello che è mostrato: un bambino (Ritratto di bambino con cane) rivolge al cagnolino lo sguardo affettuoso e una giovane cucitrice (Ragazza che cuce, Thyssen – Bornemisza, Madrid) mostra la stessa seria e faticosa attenzione al lavoro che avrebbe nella realtà della propria casa.
La sua produzione di pittura di “storia” è di modesta qualità e genericità di stile. La fama maggiore è legata ai suoi dipinti di “bambocciate”: quadretti di piccolo formato e di semplici argomenti popolareschi, vivamente apprezzati dai contemporanei, nei quali tale antico genere si colora di accenti arcadici. Di tale abbondante produzione, sparsa in musei e collezioni private d’Europa e ancora poco nota, si possono in particolare ricordare: il Contadinello col nido e la Contadinella col pulcino nella collezione Devonshire a Londra, il Fanciullo col grappolo d’uva nella Galleria di Schleissheim, il Piccolo flautista del Museo di Nancy, due mezze figure di bambine nel Museo di Stoccolma, il Giovane col calice, il Giovane pittore ridicolo ed alcuni dipinti nella Pinacoteca comunale di Deruta, provenienti dalla raccolta dello storiografo Lione Pascoli.
Morì a Comunanza nel 1738.